<< [...] La flotta genovese risalì
velocemente il fiume Rodano
attraverso il suo braccio
principale, passando da Arles,
quindi, alla biforcazione del fiume,
lo ridiscese prendendo il ‘petit
bras’ (il braccio minore) che
portava a Saint-Gilles, volendo
giungervi di notte, per sfruttare il
fattore sorpresa, ma si arenò con
molti danni a scafi e remi .
Finalmente, riusciti a disincagliarsi,
i Genovesi giunsero, il 3 settembre,
a Saint-Gilles dove, secondo Roncioni,
vi si ancorarono nelle vicinanze
<< due miglia lontani dall’armata dei Pisani, […] >>
facendo sbarcare i marinai e soldati
che avrebbero eretto un campo
fortificato con steccati e bertesche
sulla riva destra del Rodano (lato
Saint-Gilles) presso le navi.
I Pisani, intanto, venuti a sapere
della situazione di Saint-Gilles e
della disparità di forze in campo,
31 galee contro oltre 50,
approntarono un’altra flotta di
soccorso ammontante a venti galee,
ma queste furono colpite, lungo il
percorso, da una tempesta e
dovettero tornare indietro, non
prima d’aver assalito e bruciato, il
7 settembre, Portofino e i dintorni.
Il 13 settembre ci fu un altro
tentativo della flotta pisana di
soccorso di raggiungere quella
ancorata a Saint-Gilles, ma fu
tentativo di nuovo impedito da una
tempesta. I Pisani capirono che con
quelle condizioni metereologiche non
potevano rischiare una flotta
intera, perciò quando quest’ultima
rientrò nel Porto pisano, furono
scelte tre galee fortemente armate,
“con ventitre cavalieri pisani” ,
posti sotto il comando del console
Guidone Bella, che dovevano al più
presto e ad ogni costo raggiungere
la flotta pisana sulle rive del
Rodano; ancora una volta i venti
contrari spinsero questa ‘task
force’ lontano dalla rotta, verso
l’isola d’Elba, dove, però, ebbe
modo di conquistare una grande e
ricca nave genovese proveniente da
Alessandria.
Nel frattempo, a Saint-Gilles si
stava svolgendo un intenso lavorio
di consultazioni tra i Consoli di
Saint-Gilles, l’Abate dell’abbazia
ed i Genovesi che nel frattempo
erano stati raggiunti da altre loro
galee, sommando così la loro flotta
a cinquantacinque navi; i primi
supplicarono i Genovesi di non
attaccare i Pisani che si erano
posti sotto la loro protezione; i
secondi risposero che essi dovevano
consegnargli i Pisani o farli
allontanare dal loro distretto per
almeno sei miglia, ma insistettero
invano, infatti, i Consoli di
Saint-Gilles rifiutarono con dignità.
Contemporaneamente a queste
trattative, però, pare che i
Genovesi riuscissero a comprare, al
prezzo di 1.300 marchi d’argento ,
se non l’appoggio attivo almeno la
neutralità del conte Raimondo di
Tolosa che si trovava allora a
Beaucarie; poichè i Genovesi
tardavano nel versamento del
pattuito, il conte Raimondo parve
ritirarsi dall’accordo, e si pose
con le sue truppe in mezzo ai due
campi rivali, il pisano ed il
genovese; secondo Charles-Roux
nell’intenzione, forse, di ottenere
dai Genovesi il mantenimento del
pattuito o addirittura un rilancio
dell’offerta iniziale.
Ma lunedì 13 settembre i Pisani,
dopo essere stati raggiunti, via
terra, da alcuni reparti provenzali
- forse partiti distaccandosi da
quelle truppe che stavano assediando
Nizza, istigata alla rivolta proprio
dai genovesi - di sorpresa
attaccarono il campo trincerato
genovese che venne totalmente
distrutto e bruciato . La battaglia
si svolse crudamente ed i Genovesi
subirono ingenti perdite sul terreno
e molti di loro, nel tentativo di
fuggire, perirono affogati nelle
rapide del fiume Rodano. Quasi
sicuramente i Tolosani e i
Provenzali non presero parte allo
scontro militare, probabilmente
perchè le loro forze si equilibravano
vicendevolmente, e si limitarono
controllarsi a distanza senza intervenire
direttamente rimanendo neutrali spettatori della
sanguinosa battaglia che di lì a poco si sarebbe
svolta tra le due forze antagoniste, la pisana e la
genovese. Secondo Roncioni:
"non solo i Genovesi vi rimasero
sconfitti, ma che vi perderono tutte
le galere; e che, a persuasione del
conte di Provenza (che era in favore
dei Genovesi), e sopra le loro
stesse galere, fu tra di loro fatta
la pace; con questo, che i Genovesi
se ne fossero potuti andare dovunque
volevano: e che per questa
amorevolezza, i Pisani ebbero dal
detto conte di Provenza dimolti e
ricchi doni." >>.
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Cfr. M. CHIAVERINI, "La battaglia di
Saint-Gilles nel 1165 tra Pisa e
Genova. Le lotte di predominio, tra
misteri ed intrighi, nella Francia
meridionale dei secoli XI-XII,
Pisa, MARICH, 2004 pp 110-116 e note infra.
Illustrazione: Tratta dall'op. cit.
MARIO CHIAVERINI
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